I soprannomi di Alezio

Picciuttari

sono chiamati gli abitanti di Alezio. Intorno all’origine di questo soprannome ci sono due diverse interpretazioni: per alcuni esso fu determinato dalle vicende storiche che interessarono Alezio intorno ai primi anni del Settecento; per altri invece il termine nacque da una consuetudine diffusa tra i pescatori della vicina Gallipoli. Vediamo la prima teoria, quella che spiega l’appellativo facendo riferimento ad un fatto storico.

Alezio ha origini molto antiche e gloriose, essendo stata una delle più importanti città della Messapia. Autori come Strabone, Plinio e Tolomeo, hanno parlato di Alixias (questo il nome messapico) come di una città opulenta e colta, che contava oltre 7Omila abitanti e che aveva un anfiteatro.

Queste affermazioni hanno trovato puntuale riscontro durante i recenti scavi archeologici che hanno portato al ritrovamento di reperti così significativi da rendere la città mèta di studiosi e cultori di archeologia. Anche dopo il fortunato periodo messapico, quando Aletium (questo il nome latino) venne assoggettata dai Romani, mantenne intatta la sua centralità culturale e commerciale, avvantaggiandosi peraltro della nuova arteria viaria costruita da Traiano (la via Traiana, appunto) che ne attraversava il centro abitato. Ma intorno all’anno Mille, la civilissima Alixias-Aletium fu distrutta dai Saraceni, e gli abitanti furono costretti a trovare scampo nei luoghi vicini, soprattutto a Gallipoli.

Il ricordo, però, dell’antica terra-madre restava sempre vivo tra i profughi, e quando nel XVI secolo le guerre scatenate da Carlo d’Angiò resero insostenibile la vita a Gallipoli, molti preferirono tornare sulle rovine del vecchio centro abitato per riedificare una nuova città. Si ricostruì cos’i un modesto casale, Casal d’Alezio, che verso i primi anni del Settecento ebbe un considerevole impulso grazie alla concessione di grandi estensioni di terreno date in enfiteusi da un proprietario gallipolino, tal Francisco Alemanno, dicto Picciotto de Gallipoli», come è riportato negli atti notarili. Sorsero nuove abitazioni, la popolazione aumentò notevolmente e il casale divenne un centro popoloso che, dal soprannome di Francesco Alemanno chiamato «Villa Picciotti».

Questo toponimo rimase sino al 1873, anno in cui Vittorio Emanuele lI con un decreto concesse che il paese assumesse l’antico e più consono nome della città messapica: Alezio.
L’altra teoria, invece, fa derivare il soprannome dal termine siciliano «picciotti», ragazzi. Ciò è da attribuire al fatto che Gallipoli era frequentata da pescatori siciliani, la maggiorparte dei quali avevano la famiglia residente ad Alezio. Di sera, al ritorno dal lavoro, quei pescatori si congedava- no dai compagni dicendo: «Andiamo dai picciotti», cioè a trovare i ragazzi. Ben presto si identificò il sostantivo «picciotti» con il nome del luogo, Alezio, dove essi abitavano e quindi gli abitanti di quel luogo vennero chiamati «picciuttàri».

Alcuni soprannomi individuali

Cattuniuru (gatto nero; jettatore), Cchiappacanì (accalappia-cani), Cchiappasurgi (acchiappa topi; dipendente comunale addetto alla derattizzazione), Cocciulone (dalla grossa testa, «coccio»; oppure, da chiocciola, per indicare un tipo che se ne sta perennemente rintanato tra le mura domestiche), Maletiémpu (riferito a persona che stava sempre chiusa in casa, tanto da far temere un temporale le poche volte che la si vedeva in giro), Mintifocu (per indicare sia uno che semina zizzania, sia l’addetto alle «carcasse», cioè ai fuochi d’artificio delle feste patronali), Mpòddha (vescica; nomignolo appioppato a chi cammina con il tipico incedere imposto da piedi pieni di vesciche); Piaca (con il suo atteggiamento trasmetteva a chi gli stava vicino uno stato di insofferenza), Picarella (dal piccolo pene), Rrubbaciucci (qui non c’è metafora: è riferito a persona che rubava gli asini), Spinnatu (calvo), Spundaculi (detto di uomo sessualmente molto attivo), Tò Sordi (due soldi; tanto valevano i suoi discorsi), Treccùli (la sua caratteristica fisica più evidente era l’enorme deretano), Tremulizzu (tremore, detto di persona nervosa).

Fonte: Quotidiano di Lecce