Storia e Cultura

Assalto ai briganti di Villa Picciotti

dal libro “Vite Sbandate – Brigantaggio nel Basso Salento”
di Ivan Ferrari

Ormai completamente sgominata la banda di Melchiorre, nel corso del 1864 non si registrarono azioni brigantesche. Gli unici a rimanere ancora latitanti erano Ippazio Ferrari Mannanca, Vincenzo Barbaro Peparussu ed Antonio Sansò Chetta, che proprio nelle circostanti contrade di Villa Picciotti avevano ricondotto il loro spostamenti… Continua

 


Le origini del paese

Situato in una zona di lievi alture calcaree, vengono fatte risalire al periodo messapico. Infatti moltissimi reperti, venuti alla luce durante diverse campagne di scavi, ci fanno presumere che l’antica Alexsias messapica, oppure Alytia dal nome della madre patria nella regione dell’Acarnania, doveva avere una certa importanza tanto che, successivamente, scrittori come Strabone che ci parla di Aletium e Plinio il vecchio che ci parla del popolo aletino fanno pensare ad un paese colto, ricco e popoloso dedito all’agricoltura e al commercio. Queste prerogative crebbero di importanza quando si costruì la via Traiana, proseguimento salentino della Appia che finiva a Brindisi. La strada traianea mise in contatto Brindisi con Otranto-Castrum Minervae, il promontorio iapigio (Leuca), Veretum, Ausentum, Anxa (Gallipoli), Aletium, Neretum, Taranto congiungendo l’estremo Salento a Roma contribuendo ad aumentare i traffici commerciali.

Prima rinascita
Se molto conosciamo del periodo messapico, vi sono infatti tracce fin dal VII secolo a.C e del periodo romano, poco si sa del periodo successivo perché durante i vari saccheggi e scorrerie i barbari Visigoti, Eruli, Vandali e Goti seminarono distruzione e morte ovunque lasciando il luogo dove sorgeva la messapica Alexsias abbandonato per un lungo periodo.
Ritorniamo alla storia del paese per ricordare che dopo più di un secolo nel 1384 i gallipolini che avevano fatto rinascere il casale lo abbandonarono per tornare alla madre patria lasciando deserto il casal d’Alezio; infatti mons. Pelegro Cibo durante la sua visita pastorale del 1567 parla dell’esistenza di due chiese una dedicata a S. Pietro detto “Cucurizzato” dalla forma piramidale della cupola e quella di S. Pancrazio che racchiudeva all’interno il famoso pozzo ancora esistente nel fondo Raggi con le cui acque furono battezzati i primi cristiani della zona. Egli comunque descrive il Casal d’Alezio come vecchio e diruto.
Successivamente mons. Alfonso Errera tra il 1576 ed il 1585 occuperà alcuni giardini per farne dei luoghi cosiddetti “di delizia”.

Seconda rinascita
Bisogna aspettare purtroppo fino al 1714-15 per vedere la rinascita di Alezio quando il dottore in legge Gabriele Carlo Antonio Coppola proprietario di alcuni appezzamenti di terreno li concede in enfiteusi perpetua a dieci contadini con l’espresso desiderio di costruire delle case che non dovevano essere rurali ma civiche e gli stessi enfiteuti non potevano tenere bovi, vacche, capre o altre bestie dannificanti, ma solo bestie come somari ,cavalli e muli . A questa concessione seguirono quelle fatte dal munifico Francesco Alemanno detto il “picciotto” ad alcuni latifondisti tra cui ricordiamo la famiglia Tafuri di cui parleremo in seguito dell’antico palazzo, attuale sede del museo civico messapico di particolare interesse storico-architettonico.
Quindi grazie all’apporto del Coppola e dell’Alemanno si ridette slancio alle attività agricole e commerciali si passò dai 200 abitanti del 1742 ai 2626 del 1852. In questo periodo il casale venne denominato Villa Picciotti in onore dell’Alemanno che aveva permesso l’ennesima rinascita, infatti, troviamo come primo emblema di Alezio due bambini presi per mano (picciotti) come vengono descritti da un cronista della metà del 1800 parlando della storia aletina.
L’attuale emblema, l’araba fenice, che fotografa nel migliore dei modi le varie rinascite del paese porta nel cartiglio lo scritto “Post fata resurgo”.
Una seconda teoria che riteniamo la più veritiera è quella legata alla vicina Gallipoli che era un porto di rilevante importanza tra XVII e XIX secolo dove si batteva il prezzo dell’olio per l’intera Europa. Infatti qui nacque il famoso sapone di Marsiglia, con l’uso di mischiare il sotto prodotto della lavorazione delle olive da cui non si poteva ricavare più l’olio (la murga) con la soda . Ecco perché sarebbe più giusto chiamarlo “sapone di Gallipoli” e non sapone di Marsiglia. In quel periodo, infatti, diversi marinai di origine siciliana andarono ad abitare nella vicina Alezio tanto che quando dai paesi vicini si andava ad Alezio si diceva andiamo “alli Picciotti” e gli abitanti divennero ben presto picciottari.
Riguardo questo dobbiamo ricordare che grazie a questi marinai nacque a Gallipoli la prima ed unica e non più esistente tonnara pugliese, nella zona detta “Fontanelle” luogo dove, in passato, c’erano le terme romane .
Il 30 gennaio 1854 finalmente Alezio tornò ad avere una autonoma amministrazione comunale staccandosi definitivamente da Gallipoli. Il 1° luglio 1873 ritornò anche il vecchio nome di Alezio dopo che, come abbiamo già riferito, fino a quel momento il paese veniva denominato Villa Picciotti.

Patrona di Alezio è la Madonna dell’Assunta che si festeggia il 15 agosto.

Nello stesso periodo si svolge una importante fiera che fu istituita il 25 luglio 1810 da Gioacchino Napoleone allora re delle Due Sicilie, che tolse dazi e gabelle per gli otto giorni in cui si svolgeva la fiera. Un tempo era diffuso tra le donne che rendevano omaggio alla Vergine  l’usanza di giungere a piedi camminando sulle ginocchia dall’ingresso del paese fino alla chiesa. Ancora si rinnova la consuetudine di annunciare per tutta la novena l’avvicinarsi della festa con il suono di un fischietto e di un tamburo. Una tradizione antichissima vuole che, in passato sino alla fine dell’800, si accompagnasse cantando “la tiara” canto popolare religioso in onore dell’Assunta.

 

La Lizziceddha 
Oltre alla festa del 15 agosto vi è una celebrazione minore ma non meno importante per gli aletini la cosidetta Lizziceddha che si svolge il 27 dello stesso mese per ricordare, secondo la tradizione popolare, la patrona che fu artefice di un miracoloso evento, accaduto il 27 Agosto 1886.
La sera di quel giorno Alezio venne colpita da un terremoto di tale intensità e durata da far temere la distruzione del paese; nonostante fosse stato così impetuoso non ci furono danni alle costruzioni e neppure nessuna vittima e i danni furono di lieve entità. Tra la popolazione avvenne il riconoscimento che il miracolo dello scampato pericolo fosse avvenuto per intercessione dell’Assunta patrona del paese.
In segno di ringraziamento si organizzarono solenni festeggiamenti, divenuti da quell’anno una tradizione molto sentita , appunto la Lizziceddha. Inoltre si racconta che la stessa vergine Assunta mentre lasciava Alezio, dopo averla liberata dal terremoto, giunta sulla strada per Gallipoli, si fermò in un podere a riposare, chiamato appunto ” Croce te la Lizza”, che era probabilmente un segnale di confine di proprietà. Da questo episodio realmente avvenuto la leggenda ha tramandato che quella stele fu eretta proprio a ricordo della sosta della Vergine ed in seguito nelle vicinanze fu costruita una cappelletta a Lei dedicata, dove il 27 agosto i fedeli si recano in processione.